Questa è la storia di Manfredo dei Mlòt
( detto il Malabraga )
e della sua consorte Romilda
" Le avventure di Manfredo e Romilda "
di Matteo Melotti
( parte settima )
La Turrita, così veniva chiamata Bononia … Una
selva di torri, che spuntavano in mezzo ai canali, come un fitto canneto di palude, un enorme stagno
circondato dall'anfiteatro dei colli, che sbordava lungo la pianura, di canali
ed acquitrini, tra campi di canapa e maceri …
All'ombra delle maestose opere, di torri e
chiese, si celavano, intrighi, complotti, traffici e scambi di ogni genere, amori,
odi e convenienze, fiori e spade, tra coppe e denari, una scacchiera complessa,
nella penombra delle apparenze, le riverenze e le giaculatorie, benedizioni, minacce,
tra i vicoli stretti e le piazze attraversate da signori e topi, dove la vita e
la morte si confondeva con la politica e il commercio, l'assordante silenzio, delle
strade buie la notte, copriva a volte lo sguaiato brusio del popolo, tra i
banchi e le locande, i carri e le barche attraccate al sostegno …
In questo scenario si muoveva il Malabraga, sempre
ad affrontare un nemico invisibile, in un villaggio apparentemente pacifico,
tra strette di mano e auguri, sorrisi e risate, contratti, ricatti e riscatti, sul
filo sottile, di demoni e santi, tra superstizioni e blasfemie, leggendo gli
avvenimenti sempre attraverso il vangelo e l'antico testamento, tra cabala e
gli scacchi ... la torre, il cavallo, gli alfieri ... si destreggiava sul
tavolo nei pigri pomeriggi nel chiostro del monastero, col Maestro, che tra una
mossa e l'altra gli spiegava la situazione in città …
Nessuno è al sicuro, tutti posso essere
colpevoli, o perlomeno coinvolti, un dardo di balestra da una
feritoia della torre, un pugnale che improvvisamente spunta dalle tenebre di
una via, o semplicemente veleno, una coppa avvelenata, nell'intimità di un
palazzo, o peggio, anche le navate di una chiesa potevano nascondere insidie, Manfredo
era un raggio di sole, in quella paludosa e intricata, bolgia infernale,
nonostante le sue stravaganze e i suoi discorsi, la sua scomoda spontaneità
incuteva soggezione in tutti i ceti sociali ... all'ombra del suo tavolo riservato
all'osteria della zucca, quello infondo a destra, muoveva le sue mosse, con
silenziosi bisbigli, oppure esplodeva nei suoi estemporanei sproloqui, ad
intrattenere il suo popolo, tra eleganti rozze danze , nei duelli, o prediche
solenni, a sedare inutili risse, i tafferugli di strada di scolari o rozzi
popolani non erano un problema, per quanto fossero drammatici, erano anche una
macabra occasione di spettacolo, al pari delle esecuzioni, del braccio
secolare...
Il Munificentissimo e la Madonna Romilda, dal
oscuro palcoscenico, della loro scacchiera tiravano i fili della commedia, la
grottesca tragicomica farsa della vita e della morte, nell'intricato limbo, del
giorno e della notte ...
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