Questa e' la storia di Manfredo dei Mlo't
(detto il Malabraga )
e della sua consorte Romilda
(detto il Malabraga )
e della sua consorte Romilda
" Le avventure di Manfredo e Romilda "
di Matteo Melotti
( parte terza )
L'osteria della zucca, è una delle tante locande fuori le mura di Bononia, aperta anche di notte, quando le porte della città venivano serrate, l'osteria restava l'unico rifugio per passare la nottata, oltre che punto di ristoro, e svago, per viandanti, pellegrini, mercanti, semplici popolani, un nutrito e variegato campionario di personaggi loschi, un sottobosco d'umanità nel dedalo fluviale che era appunto Casa in Borgo Realte, crocevia d'affari più o meno leciti, culture e genti, Manfredo passava spesso all'osteria, anche per lavoro, prendeva commissioni, vendeva e comprava e non era raro che capitasse di dover intervenire a placare gli animi, non tanto di rissosi villani alcolizzati, quanto di borghesi o rampolli aristocratici, avventurieri, che passavano le notti fuori le mura in campagna in cerca di guai e meretrici ... più di una volta il buon Malabraga si schierò in difesa, di povere fanciulle, vittime di questi gentil uomini dai modi più rozzi, del peggior sicario di Malete, soprattutto il venerdì sera, la notte più lunga essendo il sabato giorno di mercato, ma anche giorno di riposo per i giudei, che sgattaiolavano fuori dalla città per far baldoria, ogni volta tra i giocatori d'azzardo, bari e ciarlatani, il Munificentissimo Manfredo, si perdeva nei suoi sproloqui deliranti, catturando l'attenzione di buona parte degli avventori, che facevano a gara, per offrire al sant'uomo birra ed ippocrasso, non mancava chi discretamente gli chiedesse udienza privata, per farsi confessare, benchè il gaudente fosse laico, non mancava di portare conforto ai cuori tormentati, consigli o semplicemente una spalla su cui piangere ... queste serate difficilmente terminavano all'alba, senza che qualcuno o qualcosa, Romilda a parte ... interrompesse il clima conviviale della locanda, purtroppo Manfredo suo malgrado capitava di dover intervenire a placare gli animi facinorosi dei signorotti che approfittavano del favore delle tenebre per regolare i conti delle loro faide, con diplomazia il Malabraga si destreggiava con la retorica accompagnando la spada, cercando di risolvere la questione nella maniera più pacifica possibile ... alla fine come si potrebbe immaginare la tragedia si tramutava in commedia, in cui il buon Malabraga benchè alticcio, sfidato in duello, tagliava corto in un paio di mosse, ubriacando il pubblico e l'avversario con prediche sulla lealtà e la misericordia, non ne se ne usciva quasi mai del tutto illesi, perlomeno quanto mai vivi, con pochi gesti discreti, le lame s'incrociavano, per poi disporsi minacciosamente per il colpo di grazia ... Manfredo sentendo il gelido tocco dello stocco sul collo, con un impercettibile movimento dì polso appoggiava la lama del falcione in mezzo alle gambe del balordo ... chiudendo la questione con un ultimo estremo anatema : "IO MORIRO’... MA TU, CANTERAI LE MIE LODI ... DOMENICA IN CHIESA ! "
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